Craniosacrale: la salute in equilibrio

di Luisa Valeria Sapia
Tratto dalla Rivista Terranuova numero Maggio 2009
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La Terapia Craniosacrale nasce dagli studi del dottor Sutherland, osteopata, che per primo dimostrò, all’inizio del secolo scorso, l’esistenza di un movimento del cranio. Da allora la terapia craniosacrale si è progressivamente distinta dall’osteopatia craniale, trovando un ambito di pratica e studio indipendente. Il lavoro si basa sulla percezione dei ritmi attraverso i quali si esprime il sistema craniosacrale, un vero e proprio sistema fisiologico del corpo umano, costituito dall’insieme delle strutture ossee che circondano il sistema nervoso centrale (cranio, vertebre e sacro), dalle strutture nervose (cervello e midollo spinale) e dalle membrane che circondano queste ultime creando una sorta di involucro continuo, all’interno del quale avviene la circolazione del liquido cerebrospinale. La produzione ed il riassorbimento di questo liquor determinano un ritmo (il Ritmo Cranio Sacrale), che si propaga in tutto il corpo, e rappresenta l’aspetto più macroscopico di una serie di ritmi più profondi, la Marea Media e la Marea Lunga, caratterizzate da una maggiore lentezza ed una maggiore profondità, e portatrici di un’intenzione di salute innata. Esistono diversi approcci alla terapia craniosacrale, che si differenziano innanzitutto per il modo di rivolgere l’attenzione all’uno o all’altro ritmo interno, indirizzando così il lavoro verso piani diversi dell’essere umano. “L’ascolto del Ritmo Cranio Sacrale caratterizza l’approccio biomeccanico, che focalizza su un aspetto maggiormente strutturale, e cerca di individuare le anomalie del sistema, al fine di ripristinarle”, spiega Roberto Rizzardi, responsabile dell’Istituto Craniosacrale La Marea. “L’approccio biodinamico si rivolge invece alla Marea Media ed alla Marea Lunga, ritmi più lenti e profondi, che organizzano il ritmo più superficiale e sono portatori di un’intenzione innata alla salute. Questi ritmi si manifestano sin dalla fase embrionale, accompagnando lo sviluppo e l’organizzazione dell’essere umano in un progetto di salute”. La visione della salute come intrinseca all’essere umano è un aspetto che caratterizza la terapia craniosacrale, ed era già presente nelle intuizioni di Sutherland, che parlava di Respiro della Vita, quale elemento auto-correttivo e fonte permanente di salute nell’uomo. Gli studi e la pratica hanno confermato e rafforzato questa visione, ed oggi trovano fondamento nello sviluppo embrionale. “Nella divisione dello zigote, la prima cellula umana, e poi nell’organizzazione dell’embrione agiscono delle forze che non sono determinate dai geni e che sono all’origine del progetto della forma”, spiega Maderu Pincione, direttore dell’Istituto Terapie Cranio Sacrali. “Queste forze, che noi chiamiamo Respirazione Primaria, si esprimono secondo dei ritmi: la frequenza base è stata definita Quiete
Dinamica, ed è una condizione di base che contiene e dà origine a tutte le altre. Da essa emergono i ritmi della Marea Lunga, Marea Media ed Impulso Ritmico Craniale, ovvero le frequenze sulle quali vibra in nostro sistema. La Respirazione Primaria si esprime attraverso la linea mediana, l’asse longitudinale che, dalla terza settimana dello sviluppo embrionale, contraddistingue filogeneticamente l’uomo e che costituisce il riferimento delle forze della salute, l’origine della nostra centratura”.
Salute e biodinamica
L’approccio Craniosacrale Biodinamico è orientato a trovare la salute, piuttosto che focalizzarsi solo sul disagio”, spiega Luisa Brancolini, direttore del Centro Studi per le Discipline Bio-Naturali Na.Me. “La salute è una forza intelligente, creatrice e guaritrice, che abbiamo dentro di noi, e che genera e mantiene la nostra struttura, forma e fisiologia psicofisica: essa si esprime come un respiro, con due diverse fasi, come un’onda. Nella nostra vita quotidiana l’energia vitale si concentra in determinate zone, dette fulcri, nelle quali abbiamo vissuto tensione, contrazione o trauma, ed è quindi meno disponibile per altre cose o per il naturale funzionamento, ma questo non significa che viene persa.
L’operatore craniosacrale, ponendosi in un ascolto consapevole dell’altro ed entrando in contatto con la propria esperienza profonda, genera un campo di ascolto e sostegno, nel quale più facilmente si risolvono le forze che inibiscono l’espressione della salute e si riattivano le risorse e l’energia vitale della persona”. L’intento dell’operatore non è infatti quello di agire per “aggiustare” ciò che non va, ma quello di entrare in risonanza con il cliente, attraverso la propria centratura, e stimolare la propriocezione della persona, e quindi il contatto con le proprie risorse. Lo sguardo dell’operatore biodinamico non è concentrato sulle restrizioni o contratture che incontra, ma espanso verso l’orizzonte, in modo da poter accogliere quello che si manifesta, senza giudicarlo, e suggerire gentilmente al sistema di ricontattare le proprie risorse, il proprio Respiro Primario.
Imparare ad ascoltare
La formazione in Terapia Craniosacrale è articolata su vari aspetti, che vengono affrontati in maniera diversa a seconda dell’orientamento teorico di base della scuola. La conoscenza dell’anatomia umana resta un punto di partenza comune, che sempre più spesso viene affrontata in maniera esperienziale e non solo strutturale. La componente fondamentale della formazione è rappresentata comunque dall’acquisizione di determinate abilità nell’operatore. “Le capacità principale che devono essere sviluppate sono l’ascolto e la capacità di non intervenire”, spiega la dottoressa Daniela Gianandrea, direttore sanitario del C.I.L.U.S. . “L’operatore non deve cercare di modificare ciò che non va, ma piuttosto porsi in ascolto del sistema; mantenendo questo atteggiamento la terapia craniosacrale può far fronte a situazioni articolate, dal disagio puramente fisico alla situazione caratterizzata emotivamente”. Le tecniche utilizzate sono estremamente dolci, quasi impercettibili, e questo le rende adatte anche ai neonati, alle persone anziane, alle donne in gravidanza.“Il tocco dell’operatore non supera i 5 grammi di peso”, spiega Diego Maggio, direttore dell’Accademia Craniosacrale Metodo Upledger “così si evita di provocare una reazione di resistenza, e si apre invece una finestra di ascolto, grazie alla quale è possibile assecondare cio’ che si trova”. Nell’approccio biodinamico si sottolinea inoltre una preparazione ad instaurare una relazione ed un dialogo con il sistema del cliente.“Le qualità di ascolto e presenza dell’operatore sono ciò che gli permette di sostenere il sistema nella sua integrità”, chiarisce Ida Ferrari, docente dell’Accademia Olos. “Con questo atteggiamento rispettoso il corpo può esprimersi nella sua capacità di autoguarigione e ritrovare un equilibrio utilizzando le proprie risorse”.