Virginia – Un caso di strabismo infantile

di Carla Agostinelli

Mi è stata portata per un problema di strabismo, in realtà la bimba ha una patologia clinica più complicata. Alla nascita la bimba presentava microoftalmo bilaterale con nistagmo e scoliosi cranica destro convessa, decentramento dell’iride destro e sinistro. Dall’occhio destro la bimba non vede, secondo le visite effettuate, potrebbe in un futuro vedere un pò di luce.
Valutando la piccola paziente ho constatato che il cranio non aveva una mobilità accettabile, la scoliosi cranica ha impedito allo sfenoide una crescita adeguata ed esso, si è adattato (sfenoide) in una posizione che influisce sia a livello dei nervi ottici, sia sulla falce e tentorio. Ho pensato, dato che nella sua cartella clinica non si fa riferimento a nessuna lesione del nervo ottico, decido di provare a trattare la paziente. La mia intenzione è centrata sulla scoliosi cranica (con pazienti così piccoli è facile modificare e migliorare la deformazione cranica con tecniche osteopatiche e di terapia cranio-sacrale); la prima seduta consiste nel liberare i diaframmi affinché la pressione venga equilibrata soprattutto a livello toracico, quando lavorerò sul cranio. Concentro la mia attenzione sul cranio, ne ascolto il movimento e comincio a trattare con tecniche cranio-sacrali.
Ascolto la mobilità e la motilità di ogni singola parte, eseguo una tecnica classica in osteopatia che si chiama “drenaggio dei seni venosi” che oltre ad aiutarmi a sentire i punti di maggior chiusura delle suture, permette alla paziente di avere un beneficio di omeostasi generale. Il primo movimento comincia dalle due vene oftalmiche, queste penetrano nel cranio attraverso la fessura sfenoidale e si gettano nei seni cavernosi (posti ad ogni lato della sella turcica), qui troviamo oltre al sangue venoso anche i nervi motori dell’occhio, III-IV-VI etc. La tecnica consiste (Viola F.):

  • 1° tempo: ci si indirizza al foro lacero posteriore e al seno traverso.
  • 2° tempo: seno occipitale posteriore
  • 3° tempo: seno sigmoideo
  • 4° tempo: seno retto e seni laterali
  • 5° tempo: seno longitudinale superiore

Finito il trattamento, riascolto il cranio (con tutte le difficoltà perché la bimba non sta ferma un attimo) e sento che la mobilità è migliorata.

Nel secondo trattamento libero di nuovo i diaframmi e mi concentro di nuovo sul cranio. Stavolta lavoro di più sullo sfenoide e nella bocca. Finito il trattamento ascolto il cranio per valutare e sento che esso parte come se avesse improvvisamente acceso il motore, il movimento si fa distinto ed equilibrato. Mi accorgo che qualcosa è cambiato e decido di rivedere la bimba dopo 15-20 giorni. Chiedo alla madre di stare attenta alle eventuali modificazioni, anche se insignificanti.
Passati 20 giorni, la madre emozionata riferisce che la piccola è migliorata a livello craniale, cioè è avvenuta una modificazione visibile a livello della scoliosi cranica, con miglioramento dei tratti del viso, e sorpresa, in più ha cominciato a vedere dall’occhio destro descrivendo con certezza le immagini. Togliendo le tensioni che si erano create sulla dura mater, ripristinando la mobilità e la motilità, nonché la respirazione cranica, le tensioni si sono attenuate dando la possibilità al nervo ottico di ricevere input e viceversa.
Ora si tratterà di utilizzare tecniche tratte dal metodo Bates per allenare l’occhio con metodi adeguati per ottenere il massimo dei risultati da questo piccolo miracolo.